kabu kabu moto taxi

KABU KABU non è la versione nigerina del BUNGA BUNGA, ma il mezzo di trasporto più usato a Dosso. Così li chiamano i moto-taxi, che circolano a tutta velocità per le strade della nostra città. Girano alla ricerca dei clienti, dai loro 100 f o 200 f e ti portano dove vuoi, anche nei villaggi, se li paghi un po’ di più. Sono un’invenzione che viene dal Benin, dove da anni “ingolfano” le vie, soprattutto della capitale Cotonou. A Dosso sono arrivati 2 anni fa, con il boom delle motociclette proveniente dalla Cina e dalla Corea. Sono moto di bassa qualità, che costano pochissimo e che si stanno diffondendo rapidamente. Altrettanto rapidamente si rompono e costringono i loro proprietari ad acquistare nuovi pezzi di ricambio provenienti dall’oriente e che si romperanno anche loro dopo qualche mese. E’ la legge di un mercato fatto da persone che non hanno soldi, perché la qualità la paghi ma in Niger nessuno se la può permettere. Ma il KABU KABU non è solo il mezzo di trasporto più usato, ma anche il settore del mercato del lavoro che offre più impieghi a Dosso.Per fare il KABU KABU basta avere una moto, perché se non sei in regola ti aggiusti con una piccola mancia fatta scivolare nelle mani del poliziotto che ti ha fermato e ti ha chiesto la patente che non hai, l’assicurazione che non hai pagato, e il bollo che non te lo puoi permettere. Così molti giovani vengono “assunti” da qualcuno un po’ più ricco che li mette a disposizione una moto, chiedendoli di portare alla fine della giornata una percentuale sugli incassi. Per questi giovani, il KABU KABU è l’unica possibilità per guadagnare qualche spicciolo, perché a Dosso di lavoro non ce né e allora tutti ci provano, anche se non hanno mai preso in mano neanche un triciclo. Alla missione noi ci accorgiamo di questo perché le vittime da KABU KABU sono quelle che vengono più spesso a trovarci. Le vittime da KABU KABU sono quei clienti che sono caduti, che si sono sbucciati le ginocchia, che si sono tagliate la testa in un incidente e soprattutto che si sono ustionati con la marmitta della moto. Per loro alla missione facciamo delle semplici medicazioni e diamo qualche buon consiglio per scegliersi bene il loro autista. Il problema vero è che a volte questi ragazzi che fanno KABU KABU sono speso stravolti o anche drogati. Stanchezza e droga infatti vanno insieme qui in Niger. Per guadagnare qualche spicciolo bisogna correre con la moto per 12-14 ore al giorno. Quando il sole scotta nel cielo e brucia sulla terra e la temperatura supera i 40 gradi, la stanchezza ti sorprende in piena corsa. La soluzione che alcuni trovano è quella di imbottirsi di TRAMADOL, che è un semplice antidolorifico che preso in grande quantità ti toglie la stanchezza e ti fa superare la fatica. Purtroppo questo è l’unico lato che questi giovani vedono, perché anche se dall’Italia sembra difficile da capire, spiegare a un nigerino che certi medicinali presi in grandi quantità fanno male è veramente difficile. Lo stesso problema si sta diffondendo nei villaggi per i lavori nei campi. Ormai sempre più gente per superare la fatica del lavoro agricolo, fatto sotto il sole cocente e senza mezzi agricoli, prende dei farmaci per lavorare il più velocemente possibile. Le conseguenze non tarderanno a venire e a volte hai già l’impressione di parlare con persone segnate nel loro cervello da un abuso di questi antidolorifici dei poveri. Del resto in Africa i prodotti farmaceutici li trovi in vendita sulla strada a bassissimo prezzo. E’ un vero traffico a cielo aperto proveniente dalla Nigeria e da altri paesi e che rappresenta uno dei più gravi minaccia alla salute per i popoli dell’Africa.
La grande povertà spinge infatti la gente ad alimentare questo mercato illegale di prodotti farmaceutici di bassissima qualità e che spesso non guariscono, ma aumentano i problemi. Gli Stati Nazionali sembrano impotenti di fronte a questo mercato e forse a volte ne sono complici, almeno nella misura in cui lasciano i loro popoli nell’ ignoranza, vittime di tutti gli approfittatori di questo mondo e della miseria che sembra generare sempre delle nuove piaghe. Oggi alla missione è arrivata una ragazza con una piaga lunga 30 cm. Ustione di III grado, grazie a un Kabu Kabu che ha sbagliato curva. La ragazza ustionata ha preso la curva che porta alla nostra casa per chiedere una medicazione. Missione compiuta : la piaga è stata guarita, ma la cicatrice rimarrà a ricordare l’ennesima ferita che si apre su questo paese che sembra sempre più povero.

Padre Domenico Arioli