Ottobre 2011, Dosso, Niger. Puntuale come un orologio svizzero anche quest’anno la carestia sta arrivando in Niger. Ancora una volta i numeri sono allarmanti. Il raccolto di miglio del mese di ottobre è calato bruscamente del 25% tra 2010 e 2011 e la gente ormai sopravvive consumando le ultime scorte di cereali, perché, fino al prossimo ottobre, la terra non produrrà più nulla. In Niger sono oltre 330 mila i bambini a rischio di malnutrizione grave e acuta, secondo alcune fonti. Il governo ha emanato un avviso dicendo che più della metà dei villaggi del Paese sono vulnera bili all’insicurezza alimentare. Stando da questa parte del mondo le cose sembrano ripetersi con una monotonia disarmante. Non c’è nulla di nuovo in queste emergenze. A innescarle è sempre la stessa combinazione di fattori: piogge ridotte, deforestazione che avanza, terreni sempre più degradati, macchinari per la coltivazione inesistenti, studi per nuove tecniche agricole quasi nulli e l’assenza di una riforma agraria che permetta di investire sulle terre più ricche. A tutto questo si deve aggiungere un aumento della popolazione, in parte dovuto alla poligamia, che fa crescere inesorabilmente le bocche da sfamare.Quest’anno poi il ritorno in patria di migliaia di lavoratori che erano emigrati in Libia, ha fatto per dere a molte famiglie le preziose rimesse in contanti proveniente da questi emigrati. Diventa così facile capire le previsioni che parlano di milioni di persone, tra loro ovviamente molti bambini a rischio di morte per fame nei prossimi mesi. Girando per i villaggi in questo momento la desolazione è grande. Incontri solamente anziani, donne e bambini. Gli uomini e i giovani sono tutti partiti in cerca di lavoro nei paesi limitrofi o nelle grandi città. Rispetto agli anni passati capita anche di vedere capanne chiuse, perché spesso è tutta la famiglia che ha cercato rifugio altrove, spostandosi nelle città da un parente. Molti sono quelli che vivono con un po’ di miglio al giorno sperando negli aiuti di qualche famigliare che lavora come impiegato in città o negli aiuti che il governo o qualche ONG riuscirà a dare. Resteranno in attesa che il sole “finisca” e ritorni la prima pioggia, ma anche questa, come un orologio svizzero, arriverà solo a maggio.